È morto Spinelli il “viandante” che camminava sfidando il tumore

Data: 2023-03-31

È morto Spinelli il “viandante” che camminava sfidando il tumore

PRIMA LA CARRIERA DA FOTOGRAFO POI I LIBRI SULLA MALATTIA A TUTTI DICEVA SOLO: “BUONA VITA”

PORDENONE

Gli avevano dato 20 giorni. Da allora ha vissuto quasi dieci anni, Senza mai fermarsi, incontrando gente e diffondendo il suo messaggio: «Goditi ogni momento, non lamentarti e non arrenderti mai». Andrea Spinelli, 50 anni, originario di Catania ma friulano d’adozione, moderno viandante, ribattezzato il “Forrest Gump” contro il cancro, è morto ieri mattina all’Hospice della Via di Natale di Aviano, dov’era ricoverato da alcune settimane per un secondo tumore, questa volta ai polmoni.

IL PERSONAGGIO
«Un mese di degenza e sono ancora qua a ringraziare chi si sta occupando di me – il suo ultimo post su Facebook, il 18 marzo -. Molto probabilmente non riuscirò più a camminare, ma con la mente desidero ancora fare qualche passo, non perderò mai la speranza. Con serenità, buona vita». Esattamente lo spirito con cui ha trascorso il tempo da quell’ottobre 2013 in cui gli era stato diagnosticato un tumore al pancreas. Inoperabile. Una sentenza inappellabile che avrebbe messo k.o. chiunque.
Non “Spino”, come lo chiamavano gli amici. Ha reagito iniziando a camminare, perché lo rilassava. Dopo qualche tempo gli esami clinici hanno appurato che “la bestia” si era fermata. E allora sotto con i viaggi a ritmo lento, con le scoperte, con le fotografie di cui era amante. Nei primi anni è riuscito a girare mezza Europa a piedi. «Ho percorso 18 mila chilometri, trenta milioni abbondanti di passi e, mi dicono che sono un caso clinico unico al mondo», raccontava nel 2020. La pandemia e le restrizioni lo hanno confinato a Claut. Aveva venduto l’appartamento e si era acquistato un camper – il suo “Tano il gabbiano” – nel quale viveva con la moglie, che lo ha assistito fino all’ultimo istante, «Era diventato uno di noi – lo ha ricordato, addolorato, il sindaco Gionata Sturam un paio di estati fa c’era tutto il paese in piazza ad ascoltare la sua storia. E stato un esempio: in tanti anni non l’ho mai visto senza sorriso. Mi raccontava di essersi sottoposto, sommando tutte le sedute, a oltre due anni di cicli di chemio. Lo devastavano, ma tu al ritorno dall’ospedale lo ritrovavi come al solito: serafico, curioso, pronto alla battuta. Combatteva il tumore anche con una sottile ironia. E ringraziava sempre tutti».

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